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PAROLE A VUOTO di Francesca Mignemi con Versoriflesso

"Residenze Artistiche"

11 luglio - 17 luglio 2022

Descrizione del progetto

Il progetto nasce in seguito alla lettura del testo inedito di Francesca Mignemi. In un momento storico in cui siamo state costrette a rapportarci alla perdita, “Parole a vuoto” ha fatto nascere in noi la necessità di attraversare questo tema. Ci siamo confrontate onestamente sul concetto di perdita sia da un punto di vista individuale che universale. Crediamo che almeno una volta nella vita a ognuno di noi sia capitato di trovarsi di fronte alla morte di una persona cara.
Ci interessa anche confrontarci con situazioni in cui la morte diventa una scelta e addentrarci nel terreno della difficile comprensione e accettazione di questa volontà.

La scelta di chi decide di porre fine alla sua vita e sull’incompressibilità o meno di questa scelta.

Abbiamo affrontato il lavoro sul testo concentrandoci sugli effetti che l’evento principale (il suicidio di Luca) ha suscitato nei tre personaggi in scena: la madre, la sorella e l’amica. La direzione drammaturgica ci ha portate ad una ricerca atemporale ed astratta, evidenziando la portata archetipica dei personaggi.
La performance vuole essere un’immersione nel mondo di chi vive la perdita, lavorando però in opposizione all’angoscia e alla tristezza.
L’ironia è in questo senso uno strumento che permette di creare distanza, di non identificarsi nel dolore ma trasformarlo nel suo contrario, di attraversare la sofferenza con dinamicità e di abitare il vuoto della perdita, sfruttandone i punti di luce.
L’uso   del   suono,   come   sistema   di   amplificazione   della   realtà,   vuole   creare   un   vero   e   proprio attraversamento esperienziale per il pubblico che assiste.
L’accento   verrà  posto   sulla  parola  e   la  voce,   mettendo   in  risalto   la  differenza  già  insita  nella drammaturgia, tra il dialogo nel qui ed ora e il pensiero intimo/privato dei personaggi. Mettiamo alla luce tale caratteristica attraverso l’utilizzo della voce nuda per il presente scenico e il microfono per la bolla dei monologhi.   Registrazioni, rumori ambientali, soundscape e voci diventano attivatori di ricordi e sensazioni per lo spettatore, che da osservatore diventa creatore dell’ambiente in cui si trovano le protagoniste.
Il percorso proposto non vuole dare risposte ma generare una domanda: se “il suicidio è una delle possibilità umane” come ci posizioniamo di fronte ad esso?